La strada bianca da Torre a Castello ad Asciano, nelle Crete Senesi

La strada bianca tutta curve, discese e salite, (circa 12-13 Km) che da Torre a Castello porta ad Asciano, percorre un tratto di crete senesi con paesaggi mozzafiato in tutte le stagioni.
È una delle strade più caratteristiche e panoramiche di questo territorio e negli anni 80 vi si svolgeva una delle più spettacolari prove speciali del Rally di Sanremo.
È un piacere percorrerla e fermarsi ogni pochi chilometri per fotografare le colline circostanti.

Usciti dalla superstrada Siena-Bettolle, già prima di giungere a Torre a Castello, possiamo ammirare un bellissimo paesaggio…

In breve arriviamo a Torre a Castello, una frazione del comune di Asciano, costruita su una collina tufacea e nata in epoca alto-medievale.
Fu signoria dei conti della Berardenga e della Scialenga:
Dell’antica fortezza rimangono alcuni resti murari e la torre che dà il nome alla frazione, inglobati e trasformati nelle due ville signorili, proprietà delle famiglie senesi Piccolomini e Cinughi.

A Torre a Castello si trova la chiesa di Santa Maria, in stato di semi-abbandono, ma che un tempo fu chiesa parrocchiale inserita nella pievania di San Vito in Versuris.

 

Ingresso alla chiesa dalla stradina del paese

 

Da qui parte la strada bianca che ci condurrà ad Asciano.

Lungo il percorso troviamo coltivazioni, sui pendii meno scoscesi, di cereali e foraggi.
Il terreno argilloso infatti fu bonificato, ma qua e là affiora l’argilla caratteristica, mista a salgemma e gesso, detta mattaione, che rappresenta i sedimenti del mare del Pliocene che copriva l’area tra 2,5 e 4,5 milioni di anni fa.

Fra le colline, su molte delle quali si trova un casale, troviamo dei laghetti; il primo è quello di Gragli.

Ed ecco in un avvallamento, la ferrovia che da Siena porta ad Asciano, dove passa il Treno Natura (locomotiva a vapore che fa percorsi appunto in mezzo alla natura).

Lago di Gragli

Proseguendo nella strada, poco più avanti troviamo altri specchi d’acqua, i fontoni, come vengono chiamati da noi. Qua e là, greggi di pecore al pascolo.

Nel VII secolo, sotto il dominio longobardo fu deciso di procedere alla bonifica delle colline argillose ad Est di Siena, fra cui quelle di cui stiamo parlando, abbandonate con la decadenza dell’Impero Romano.

Il Primo passo della bonifica fu la costruzione della strada che vi sto descrivendo.
Il secondo passo fu la costruzione, a metà del percorso, di una chiesa di stile romanico: San Vito “in versuris”, dove “versuris” sta appunto ad indicare le terre che “stanno per essere rovesciate”, cioè bonificate.
Da una pergamena del 714 la chiesa di San Vito è definita “antichissima” e custode dell’unico fonte battesimale esistente nella zona, oltre a quello della chiesa di Vescona dove venne battezzato il Beccafumi, grande pittore senese del quattrocento.

Oggi la chiesa è abbandonata e vicino si trova un ovile.

Ma il luogo dove fu costruita San Vito, dove probabilmente sorgeva un precedente luogo sacro, non si prestava ad ospitare un presidio militare a controllo del territorio, perché non dominava le due valli dell’Ombrone e del Camerone, all’epoca principali vie di transito per eserciti e armati.
Adatto allo scopo, fu invece considerato il vicino colle Monte Sante Marie, dove fu costruita una torre di guardia delle cui fondamenta restano ormai solo tracce.

Proseguendo nel percorso possiamo fermarci per ammirare altri meraviglioso paesaggi, con laghetti, azzurri, quando il cielo è sereno, o scuri, quando il cielo è grigio, colline ondulate che sembrano muoversi e che cambiano colore con il succedersi delle stagioni, quindi sempre uguali e sempre diverse, casali trasformati in agriturismi o abbandonati a cui magari si accede da stradine laterali…
Sullo sfondo si vede anche il Monte Amiata.

Percorsa un’ultima discesa, rientriamo nella strada asfaltata e arriviamo ad Asciano.

La leggenda racconta che il borgo sia stato costruito da Ascanio, figlio di Remo e fratello di Senio, che fondò invece Siena.

I ritrovamenti archeologici, sono invece etruschi, romani e medievali, come ci testimoniano il sorprendente mosaico romano del IV secolo d.C., conservato nel cuore del centro storico e l’impianto tipicamente medievale del borgo.

Tra i numerosi luoghi di interesse io ho fotografato un‘antica porta di accesso al paese, il corso principale dove si può ammirare la Torre del Mencia, la chiesa di Sant’Agostino, la chiesa di San Bernardino e la Basilica di Sant’Agata,

La Torre del Mencia lungo il corso principale

Nel 2008, dagli affioramenti di argille plioceniche situati a pochi km dal centro abitato, sono riemersi i resti fossili di una specie di delfino vissuto nella zona oltre 3 milioni di anni fa, in un periodo in cui gli attuali calanchi erano il fondale del mare tirrenico.
Il reperto è stato considerato dagli studiosi di grande valore scientifico perché si tratta di una specie fossile mai studiata in precedenza.

N.B: Informazioni prese da Wikipedia e altri siti internet

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