Passeggiata a San Gimignano e dintorni

SAN GIMIGNANO
È una delle città toscane che richiama un maggior numero di turisti.
Italiani e stranieri visitano il borgo toscano per immergersi nel suo ambiente tipicamente medievale, con i suoi antichi palazzi e le sue famose torri di San Gimignano, che rappresentano una delle principali attrattive e che le hanno valso il soprannome di Manhattan del Medioevo.

Per la caratteristica architettura medievale del suo centro storico è stato dichiarato dall’UNESCO Patrimonio dell’umanità.
San Gimignano, nonostante alcuni ripristini otto-novecenteschi, è per lo più intatto nell’aspetto due-trecentesco ed è uno dei migliori esempi in Europa di organizzazione urbana dell’età comunale.

Sorge su un luogo abitato sicuramente dagli etruschi, almeno dal III secolo a.C.

Sulle pendici del Poggio del Comune sono presenti i ruderi di Castelvecchio, un villaggio di epoca longobarda.

La prima menzione risale al 929.

Il nome attuale le venne attribuito nel X secolo, quando, secondo la leggenda, il vescovo Gimignano la salvò dalle orde dei barbari, apparendo loro sulle mura della città.

Uno dei suoi periodi più floridi è stato senza dubbio il Medioevo; essendo attraversata dalla Via Francigena, San Gimignano rappresentò uno dei punti di riferimento per l’economia della zona, e dopo essere divenuta un “libero comune“, fu al centro delle lotte che videro scontrarsi tra loro Firenze e Siena.

La prima cinta muraria risale al 998 e comprendeva il poggio di Montestaffoli, dove già esisteva una rocca sede di mercato di proprietà del vescovo di Volterra, e il poggio della Torre con il castello vescovile.

LA PASSEGGIATA

Arriviamo a San Gimignano da sud, Siena, e subito ci troviamo di fronte le mura con un bastione e la porta di San Giovanni, costruita intorno alla metà del XIII secolo e che è una delle più maestose e antiche porte di accesso alla cittadina.
Entriamo  in Via San Giovanni e quasi subito vediamo sulla destra, i resti della chiesetta medievale di San Francesco.
La strada è fiancheggiata da botteghe di artigianato locale e vendita di prodotti tipici.

Procedendo, possiamo intravvedere sulla sinistra, la Torre Ficherelli o Ficarelli e più avanti, sulla destra, Torre e Casa Campatelli, eretta a metà del XII secolo. È una casa-torre di 28 metri, giunta a noi intatta nell’aspetto e nell’atmosfera grazie a Lydia Campatelli, che nel 2005 lasciò la casa al FAI a condizione che fosse aperta al pubblico. L’esperienza di visita comincia con un emozionante filmato, proiettato sulle pareti delle Soffitte, dedicato alla storia, all’identità e al mito di San Gimignano.

Arriviamo quindi all’Arco dei Becci dominato dall’omonima Torre. La Torre dei Becci domina sia via San Giovanni che piazza della Cisterna e risale al Duecento, così come l’attiguo palazzo.
Sulla sinistra possiamo ammirare la Torre dei Cugnanesi, che, insieme alla torre dei Becci, faceva parte dell’apparato difensivo dell’Arco dei Becci.  La torre dei Cugnanesi si trova in una piazzetta tra via San Giovanni e via del Quercecchio, a ridosso dell’Arco dei Becci. Essa risale al XIII secolo ed è una delle più alte della città.

Entriamo in Piazza della Cisterna dove si affacciano splendidi palazzi, testimoni viventi dell’importanza delle famiglie che li costruirono. Strette tra case e palazzi si ergono le poche torri rimaste, assieme ai resti di quelle che furono. Le Torri costruite nel Duecento venivano commissionate dalle famiglie più ricche e potenti della città e rappresentavano il simbolo del potere e della grandezza di chi le possedeva e abitava.

Il processo costruttivo non era né semplice né economico. Occorreva cavare i materiali per la costruzione, trasportarli fino in città, porre in opera la struttura, cose che potevano permettersi soltanto le famiglie più abbienti, dedite all’attività mercantile.
Le torri medievali di San Gimignano erano adibite anche a case. Nelle case-torri generalmente al pian terreno si trovava la bottega, il livello superiore era destinato invece ad abitazione, sopra le camere dei servi e infine nella parte più alta il deposito con le cucine.
Delle 72 tra torri e case-torri, esistenti nel periodo d’oro del Comune, ne restavano venticinque nel 1580 ed oggi ne restano quattordici.

La Piazza della Cisterna deve il suo attuale nome al pozzo ottagonale, in travertino, che ne occupa la parte centrale, fu costruita nel 1273 e successivamente ampliata, nel 1346, dal Podestà Guccio dei Malavolti, il cui stemma, una scala, è inciso sulla pietra del pozzo. L’atmosfera magica che vi si respira sembra davvero rapire e portare i visitatori indietro nel tempo. Il pavimento è in cotto disposto a spina di pesce, così come lo era in quasi tutte le piazze. In parte è ancora quello originale.

Su di un lato vediamo la Torre del Diavolo attaccata al Palazzo dei Cortesi. Secondo una leggenda il nome della torre deriverebbe da un fatto misterioso. Si dice che il proprietario al ritorno da un viaggio trovò la torre più alta di come l’aveva lasciata. Questo evento fu legato alla figura del demonio.

Sul lato a destra le due Torri degli Ardinghelli, famiglia ghibellina in perenne lotta coi guelfi Salvucci.
Un regolamento del 1255 vietò ai privati di erigere torri più alte della torre Rognosa (che vedremo più avanti e che all’epoca era la più alta), quindi entrambe le famiglie decisero di affermare la propria supremazia costruendone due gemelle. Ma quelle cui qui ci troviamo davanti si presentano assai diverse tra loro: quella di destra, più alta, ha un aspetto prettamente medievale: con una feritoia e poche strette finestre ai piani inferiori. La torre di sinistra sembra invece successiva.

Infine la torre di palazzo Pellari si trova in piazza Pecori, ed è appena visibile, fra le Ardinghelli, anche da piazza della Cisterna. È a forma di parallelepipedo con una copertura piramidale. Non ha finestre che danno sulla piazza.

 

Entriamo quindi in piazza Duomo, dove sorgono le torri più alte e forse anche le più suggestive di San Gimignano.

La più antica è la Torre Rognosa, (eretta all’inizio del XIII secolo), detta anche Torre dell’Orologio, che si trova a destra del Palazzo Vecchio del Podestà. Il palazzo, usato anticamente per le funzioni civili, venne in seguito trasformato in carcere (Rognosa deriva dalle “rogne” dei carcerati) e poi (nel Cinquecento) diventò un teatro.
La Rognosa, è alta quasi 52 metri ed è la seconda torre più alta della cittadina, dopo la Torre Grossa.

Accanto ad essa possiamo ammirare la Torre Chigi che non è molto alta, ma è una delle più belle di San Gimignano ed è anche una delle meglio conservate. Fu costruita intorno al 1280 dalla famiglia degli Useppi.

Poco più avanti troviamo le Torri Salvucci, dette Torri Gemelle. Il loro aspetto era massiccio e imponente perché dovevano mostrare a tutti la supremazia della famiglia sulla città.

La Torre Pettini è sita in via San Matteo quasi davanti alle due Torri Salvucci ed in adiacenza della Torre Chigi.

Scendendo più avanti, troviamo la Torre casa Pesciolini, situata in Via San Matteo, in adiacenza della Chiesa di San Bartolo.

Troneggia sulla piazza la Collegiata, detta anche comunemente il Duomo, terminata nel 1148, è considerata uno dei più prestigiosi esempi di romanico toscano.

Originariamente la torre campanaria era una della numerose torri familiari di San Gimignano. Prima dell’inizio del XIII secolo venne trasformata in campanile, infatti, la torre campanaria nasce come edificio isolato ed è l’edificio più antico dell’intero complesso.
Il cambio di uso della torre comportò delle modifiche alla struttura originaria come l’apertura di ampie monofore in cui vennero collocate le campane.

La chiesa è costruita su tre navate e le sue pareti sono interamente affrescate. Tra le opere pregevoli ad affresco: San Sebastiano di Benozzo Gozzoli e le Storie di Santa Fina di Domenico Ghirlandaio nella Cappella di Santa Fina.
Tra quelli di scuola senese: Vecchio e Nuovo Testamento di Bartolo di Fredi e della bottega dei Memmi e Giudizio Universale di Taddeo di Bartolo.
Notevoli le sculture di Giuliano e Benedetto da Maiano e l’Annunciazione lignea di Jacopo della Quercia.

Ad angolo con la Collegiata, sorge la Torre del Podestà, che misura 54 m ed è perciò la più alta di San Gimignano. Costruita nel 1311, per la sua altezza venne detta Torre Grossa.
La Torre Grossa si trova a destra del Palazzo ComunalePalazzo nuovo del Podestà, che attualmente ospita il museo civico e la pinacoteca. All’interno del Palazzo è possibile visitare anche la sala di Dante con la Maestà di Lippo Memmi ed accedere alla Torre Grossa che è visitabile dal Museo Civico con lo stesso biglietto.

Dalla cima della Torre Grossa si gode di una vista unica su un fantastico panorama, sia della vallata circostante, sia di tutta la città con le sue torri, la Piazza del Duomo, la Piazza della Cisterna e le varie strade, fino a vedere le porte d’ingresso alla città.

 

Dalla piccola piazza delle Erbe, dominata dalle due torri Salvucci, si può risalire verso la panoramica Rocca di Montestaffoli, antica architettura militare, dove oggi si trova un parco pubblico, il ritrovo degli artisti del luogo e dove recentemente sono state installate alcune opere d’arte contemporanea.

Da una piccola ed accessibile torre, si può ammirare il panorama più bello e suggestivo della città.

Tornati in Piazza Duomo, si può scendere per il corso fino alla Chiesa di Sant’Agostino.

Iniziata nel 1280 e terminata verosimilmente entro il 1298, interamente realizzata in mattoni, è semplice e austera, con i finestroni gotici che scandiscono i fianchi, coronati in alto da una cornice di arcatelle trilobate.

La chiesa presenta caratteristiche derivate sia dall’architettura romanica che da quella gotica.
La facciata principale è aperta solo da un portale e da un occhio con la cornice decorata in cotto. Solitamente si accede alla chiesa attraverso la porta che si apre sul fianco destro.

Anch’essa contiene numerosi affreschi, in particolare la Cappella di Santo Bartolo di Benedetto da Maiano, le Storie della vita di sant’Agostino di Benozzo Gozzoli, e altri resti di affreschi, tavole e tele di autori diversi.

Dalla piazza della chiesa, dopo un breve tratto di strada e attraversando la Porta delle Fonti, si può arrivare, facendo una ripida discesa, fino alle Fonti medioevali, formate da dieci arcate, delle quali sei romaniche più piccole e quattro gotiche più ampie.
La loro costruzione risale al XIV secolo; erano le fonti pubbliche della zona, dove si raccoglieva l’acqua e si lavavano i panni. Sono suggestive, anche se un po’ trasandate.
Lungo il percorso si incontra la Chiesa di San Jacopo al Tempio, che secondo la tradizione, sarebbe stata fondata dai Templari, di ritorno della prima crociata in Terrasanta.

DINTORNI DI SAN GIMIGNANO
Nei dintorni della cittadina si trovano tanti bei luoghi da visitare. Vi parlo di quelli che ho fotografato io.

Pieve di Santa Maria Assunta a Cellole
Pieve” è un termine che deriva dal latino plebs (plebe) e individua abitualmente una chiesa di campagna, lontana dai centri abitati. Un fregio sulla facciata della chiesa di Cellole riporta l’iscrizione “a.d. mccxxxviii consumatio plebis” che ricorda il compimento della pieve nell’anno 1238.
La chiesa fu iniziata dal pievano Ildebrando nel 1190 e divenne nel tempo un ospizio per malati di lebbra (mansio leprosorum) animato da Bartolo Buompedoni, il “Giobbe della Toscana”.

Ha una facciata a capanna nella quale si apre il portale sormontato da una lunetta e da una bifora. L’interno conserva la semplicità del romanico, con tre navate separate da colonne, il presbiterio e il battistero.

Oggi accanto alla chiesa sorgono il monastero, la casa colonica, un fabbricato rurale e un minuscolo cimitero. Tutt’intorno ci sono i campi coltivati.

Convento di Monte Oliveto Minore
Il monastero di Santa Maria Assunta a Monte Oliveto Minore, noto anche come convento di Monte Oliveto, è un complesso religioso situato in località Monteoliveto, presso Santa Lucia, nel comune di San Gimignano.
Il complesso venne fondato nel 1340 e poi quindi ingrandito nel 1458.

La chiesa mostra una facciata in pietra con in basso un portico su colonne; nella lunetta del portale è collocato un affresco attribuito a Vincenzo Tamagni raffigurante la Madonna con due monaci.
L’interno della chiesa, a una navata con cappelle laterali, è coperto con volta a crociera decorata con stucchi barocchi del 1698. A fianco del coro, dov’è posta la tomba del maestro Antonio Salvi (1411), si eleva la sagrestia con preziosi arredi rinascimentali.

A sinistra della chiesa troviamo il chiostro quattrocentesco con, su tre lati, un portico ad arcate su colonne.

Nel lato di fronte all’accesso, un affresco con Crocifissione dipinto nel 1466 dalla bottega di Benozzo Gozzoli.
Sotto all’intonaco del portico ci sono affreschi che saranno restaurati appena possibile.

Abbazia del Santo Sepolcro e Santa Maria a Elmi

L’abbazia del Santo Sepolcro e di Santa Maria a Elmi o come è più conosciuta la Badia a Elmi, è situata nell’omonima località del comune di San Gimignano, quasi al confine con l’abitato di Certaldo.
L’ex-abbazia benedettina si trova lungo il tratto di fondovalle della via Francigena. L’essere intitolata al Santo Sepolcro faceva della badia una tappa fondamentale dei pellegrinaggi.

Il più antico documento su questa abbazia è l’atto di fondazione redatto il 2 ottobre 1034. In tale atto il fondatore, Adelmo di Subbio, dona all’oratorio da lui fondato, un cospicuo numero di beni e di terre.
Attualmente non è facile identificare l’antica struttura monastica di Elmi a causa dei numerosi edifici che sono stati addossati al corpo abbaziale nel corso del tempo. Spicca una massiccia torre a pianta quadrata, aperta da una stretta feritoia nella fiancata settentrionale. La chiesa è situata nel fianco meridionale del complesso. Il complesso abbaziale di Badia a Elmi conserva, intatta nella struttura originaria, la cripta romanica, unico esempio nel territorio della media Valdelsa. La cripta è stata utilizzata fino a dopo la seconda guerra mondiale come cantina e questo ha comportato la formazione di una patina scura sull’intera superficie muraria.

 Santuario di Pancole
Il Santuario di Maria Santissima Madre della Divina Provvidenza si trova a Pancole, nel comune di San Gimignano, sulla variante collinare della via Francigena.

Nello stesso luogo, verso la fine del ‘400, c’era una piccola edicola, dove Pier Francesco Fiorentino aveva affrescato una Vergine che allatta il Bambino. L’edicola fu coperta da rovi fino a scomparire alla vista.

Una leggenda racconta che nei primi giorni dell’aprile del 1668 Bartolomea Ghini, una pastorella muta dalla nascita, fosse particolarmente triste per la propria povertà e portando il gregge al pascolo cominciò a piangere a dirotto. Le apparve una bella signora che le chiese il motivo di tanta tristezza. Quando Bartolomea rispose, la signora la rassicurò dicendole di andare a casa, poiché lì avrebbe trovato la dispensa piena di pane, l’oliera colma e le botti gonfie di vino. Bartolomea si rese conto di aver parlato e scappò a casa chiamando a squarciagola i genitori, stupefatti di sentire la figlia parlare e di vedere la dispensa piena.
Tutti i paesani andarono al pascolo dove la bambina diceva di aver visto la misteriosa signora, ma trovarono soltanto un cumulo di rovi. A questo punto estirparono le piante e scoprirono che nascondevano l’edicola con l’immagine che, secondo Bartolomea, ritraeva la signora che aveva incontrato.
Queste notizie attirarono una moltitudine di pellegrini, che portarono offerte e materiale per la costruzione di una chiesa che custodisse l’immagine; l’edificio venne eretto e consacrato in appena due anni (1670).

Il 14 luglio 1944 i tedeschi in ritirata minarono e l’edificio che venne quasi completamente distrutto: si salvò solo la parete dell’altare in cui si trova l’immagine sacra. Il piccolo tempio fu ricostruito sulla falsariga del precedente e il Santuario venne riconsacrato il 19 ottobre 1949.
Oggi all’interno sono conservate anche centinaia di ex voto.

 

Montauto

Il castello di Montagutolo (o Montauto), noto fin dal X secolo, doveva comprendere anche una chiesa dedicata a San Lorenzo, citata esplicitamente in un provvedimento del Papa Alessandro III, emesso nel 1171.
Distrutta insieme al castello di Montauto nella prima metà del XIII secolo, la chiesa venne ricostruita ed assunse tanta importanza da essere elevata a prepositura nel 1784. Fu ristrutturata nel 1892 e venne rialzato il campanile.

Il fabbricato è a pianta rettangolare, non absidato, realizzato con pietre e laterizi. La facciata, nella quale si apre il portale e il soprastante loculo, è nella parte orientale, mentre originariamente era in quella occidentale, dove ora si trova un contrafforte. Anche il campanile è esposto ad oriente, sul lato destro della chiesa e mostra i segni di interventi relativamente recenti.

N.B. Informazioni riprese dai siti del Comune e altri presenti sul web. Le foto sono state scattate da me.